Sentiero CAI n. 58

  • Monte Catria Sentiero 58 - immagine 1
    L'affilata cresta su cui si snoda il sentiero
  • Monte Catria Sentiero 58 - immagine 1a
    Si inizia a salire seguendo la debole traccia
  • Monte Catria Sentiero 58 - immagine 1b
    La pendenza è notevole e non si ha un attimo di respiro
  • Monte Catria Sentiero 58 - immagine 1c
    L'ultimo tratto per giungere all'anticima dell'Acuto, veramente duro
  • Monte Catria Sentiero 58 - immagine 1d
    Si sale sull'anticima superando queste roccette
  • Monte Catria Sentiero 58 - immagine 2
    Scesi dall'anticima si raggiunge una sella e si affronta l'ultima salita
  • Monte Catria Sentiero 58 - immagine 3 (vetta Monte Acuto)
    La vetta del Monte Acuto, con il Monte Catria sullo sfondo
  • Monte Catria Sentiero 58 - immagine 4
    Si inizia a scendere seguendo la cresta nord-est
  • Monte Catria Sentiero 58 - immagine 5
    Si scende su sentierino sassoso e piuttosto ripido
  • Monte Catria Sentiero 58 - immagine 6
    Le ultime svolte del sentiero
  • Monte Catria Sentiero 58 - immagine 7
    Il sentiero termina sul grande prato delle Cotaline
Comprensorio:
Monte Catria
Località partenza:
Casa Mochi
Località arrivo:
Cupa delle Cotaline
Lunghezza:
2,4 km
Difficoltà:
E/EE
Numero:
58
Nuova numerazione CAI:
260B
Tempo andata:
2,00 - 2,30 ore
Tempo ritorno:
1,30 - 2,00 ore
Quota partenza:
1177 metri
Quota arrivo:
1447 metri
Quota massima:
1668 metri
Dislivello positivo:
500 metri
Dislivello negativo:
230 metri

Il sentiero 58 (recentemente risegnato con l'attribuzione del non propriamente intuitivo numero 260B)  merita una trattazione particolare nel novero dei percorsi appartenenti al gruppo del Monte Catria, in quanto è l’unica via che consente di raggiungere la vetta del Monte Acuto.

Seconda cima per altezza del massiccio, l’Acuto è in realtà una vetta gemella del Catria, venendo superato da quest’ultimo soltanto di 33 metri, ma presentando una mole e una varietà di ambienti e panorami che nulla hanno da invidiare a quelli della cima più famosa, aggiungendo, peraltro, il fascino selvaggio dovuto al fatto che questa montagna non è (almeno lei, per fortuna) raggiunta da nessuna strada o carrareccia di sorta ed è quindi frequentata soltanto dagli escursionisti.

Il percorso, peraltro, è stato erroneamente (almeno a mio parere) classificato nella carta dei sentieri con grado di difficoltà T (turistico), cosa priva di senso in quanto per giungere in vetta è necessario affrontare la salita che presenta probabilmente il maggior grado di pendenza di tutto il comprensorio, su di un difficile terreno scosceso con tratti rocciosi misti a ghiaioni, per un dislivello di ben 500 metri. La classificazione, vista la somma delle sopraelencate difficoltà, non può che essere almeno E (escursionistico), ma più verosimilmente EE (escursionisti esperti), soprattutto per la fortissima pendenza.

L’inizio del sentiero si trova al rifugio Casetta Mochi, facilmente raggiungibile mediante una delle tante strade che salgono sul massiccio, quella proveniente da Frontone. E’ anche possibile giungere al rifugio via sentiero, in particolare è consigliato il bel tratto del Sentiero Italia che sale da Chiaserna, e che incrocia il 58 subito dopo la partenza.

Dal rifugio si prende una debole traccia, su prato, subito in discreta salita, che permette in poco tempo di raggiungere la cresta, proprio nel punto dove si incrocia il Sentiero Italia, il quale prosegue poi diritto sull’altro versante, verso la Fonte del Faggio prima e la sella dell’Infilatoio poi. La via da seguire per la vetta, invece, si trova sulla sinistra (debole segno sulla roccia) e, nonostante il tracciato sia praticamente privo di segnatura, risulta essere comunque evidente in quanto segue perfettamente, tranne in un primo breve tratto dove occorre aggirare una balza con passaggio su dei ghiaioni, il filo di cresta fino a raggiungere la cima.

Questo percorso è tanto facile dal punto di vista dell’orientamento quanto difficile per la fatica da profondere, come già accennato le pendenze sono veramente micidiali, la salita non da un attimo di respiro e non esistono punti dove rifiatare fino all’anticima sud, posta a quota 1619, raggiunta la quale, dopo breve tratto in falsopiano si affronta l’ultima ascesa che conduce alla vetta, a quota 1668, segnalata da una rudimentale croce di legno sorretta da un cumulo di pietre (in passato vi era un contenitore metallico con un “libro di vetta”, sempre sorretto da pietre, ora sostituito forse perché andato perduto a causa del fortissimo vento che spira nella zona in inverno).

Il paesaggio, sia durante tutta l’ascesa che in vetta è veramente stupendo, con l’ampia sella dell’Infilatoio ed il Catria a far da cornice sulla destra, mentre sulla sinistra troviamo i rilievi minori del massiccio, i monti Alto, Tenetra e Morcia che lasciano poi, più in lontananza, spazio alle vette di Petrano e Nerone

Assaporata la vetta si inizia a scendere per la cresta est, dapprima attraverso un tratto pianeggiante ed aereo, contrassegnato da diversi cumuli di sassi, poi iniziando a scendere repentinamente con la traccia che si fa evidente e che taglia più volte, con ripidi zig-zag, il filo di cresta, fino a giungere su di un ampio pratone (incrocio con il sentiero 64 che prosegue a destra verso l'Infilatoio), dove si trova il punto di arrivo di un piccolo impianto di risalita che serve la sottostante stazione sciistica (quota 1400). Da qui è evidentissima la strada sulla sinistra che conduce, in pochi minuti, al rifugio Cupa delle Cotaline, termine del percorso, che si trova in corrispondenza della stazione d’arrivo della funivia del Catria e che offre (nei periodi d’apertura) la possibilità di riposarsi e rifocillarsi.

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